Domenica 15 Maggio nella Concattedrale di Santa Maria Assunta 38 bambini della parrocchia “San Giovanni in Platea” hanno ricevuto il sacramento della Prima Comunione dal parroco don Salvatore Rinaldi.
La Celebrazione Eucaristica è stata un susseguirsi di momenti intensi e significativi che hanno visto il pieno coinvolgimento, uno ad uno, di tutti i bambini. La cerimonia è stata preparata con cura e sapienza, come ogni anno, ed è stata originale e particolare riuscendo a rendere ancora più speciale, per i bambini, un giorno che già di per sé lo è: il giorno del loro primo incontro non più solo con la Parola di Dio, ma anche con la corporeità trasfigurata di Gesù.
Questo indimenticabile giorno di festa si è aperto con la lettura da parte di un giovane catechista della parabola del seminatore, già familiare ai bambini, i quali ne hanno rappresentato le varie fasi: il seme che cade sulla strada, tra i sassi, tra le spine. Giunti al seme che cade sulla buona terra i bambini si sono in esso identificati e hanno posto ciascuno un fiore nella zolla di terra buona, posta ai piedi dell’altare, nella quale sono stati riposti da due giovani della Pastorale Giovanile la Parola di Dio e l’Ostensorio, chiari simboli dell’incontro con Dio che avviene per chi si rende terra buona e di conseguenza porta buoni frutti e fiori.
Don Salvatore, per preparare anche l’assemblea a vivere al meglio questo momento particolarmente suggestivo, ha ricordato che «Ognuno di noi è abitazione della Santissima Trinità, è dimora del bene. Se questo casa, questo bene “viene gettato per strada”, non viene custodito e non viene protetto, qualsiasi persona che ne vuole approfittare può prendere questa abitazione – cioè ognuno di noi – e la può distruggere. Oppure la nostra persona può andare a vivere in una casa dove non si respira più. Ecco che alcuni bambini rappresenteranno questo seme, buttato tra i sassi, che appunto non respira più. Ognuno di noi è abitazione della Santissima Trinità, è dimora del bene, però può succedere che questo bene viene buttato negli affanni di una situazione, di una realtà che non funziona più. E allora sia il seme che viene gettato per strada, sia quello buttato tra i sassi che quello buttato tra le spine non daranno mai la possibilità di far emergere questo uomo, questa donna e allora è solo nel terreno buono che questo uomo, questa donna potrà emergere. Noi, attraverso due ragazzi adolescenti, faremo la proposta a questi nostri bambini della Prima Comunione. Ci saranno due ragazzi che diranno a questi bambini: “noi abbiamo fatto la scelta della Parola, noi abbiamo fatto la scelta dell’Eucarestia e vogliamo trasmettervi questo testimone”.
Amici la celebrazione di oggi è molto significativa, specialmente in questo mondo dove tutto tende a distruggere. Poi nella fase conclusiva della celebrazione i nostri bambini – dopo aver accolto questa Parola e la presenza reale di Cristo, tanto attesa e desiderata, questo Cristo che continua a parlare e che entra dentro di loro – assieme a Maria, la Madonna, canteranno la gioia di essere un seme buono. Ci sarà una conclusione particolare: questi bambini diranno a chi gli sta vicino: “io sono il vostro fiore”».
La Celebrazione Eucaristica, dunque, è cominciata vedendo il pieno coinvolgimento dei bambini che hanno letto le letture, la sequenza allo Spirito Santo, la preghiera dei fedeli, hanno portato i doni all’altare e cantato i diversi canti con l’aiuto e il sostegno del coro parrocchiale. Fulcro della cerimonia è stato il momento in cui ciascun bambino, per la prima volta, si è accostato al Corpo e al Sangue di Cristo.
La Prima Comunione rappresenta un momento molto importante nella vita di ogni cristiano e anche papa Francesco ne sottolinea l’importanza spiegando come questo sacramento «si colloca nel cuore dell’iniziazione cristiana, insieme al Battesimo e alla Confermazione e costituisce la sorgente della vita stessa della Chiesa». Per il pontefice, infatti, «da questo Sacramento dell’amore, scaturisce ogni autentico cammino di fede, di comunione e di testimonianza».
A seguire il momento della Comunione molto suggestivo è stato il canto di ringraziamento che i bambini hanno dedicato alla Vergine con gli sguardi rivolti verso l’immagine della Madonna Assunta in Cielo, titolare della Concattedrale di Venafro, rappresentata sulla pala collocata nell’abside centrale.
A coronare questo momento le parole del parroco: «Nonostante le persecuzioni da parte del mondo, nella vita di Gesù, la presenza di Maria e Giuseppe non venne mai meno, una presenza di tenerezza. Giuseppe si preoccupò di dare a Gesù anche un lavoro. Lo tenne nella bottega dove lavorava come artigiano. Giuseppe lo presentò alla vita pubblica, alla vita politica di Nazareth. Maria non fece mancare a Gesù il necessario per saper leggere la relazione con gli altri: con il povero, con la donna, con i suoi amici. Gesù rimase in questa famiglia, in questo terreno buono – come qualsiasi giovane di oggi – per trent’anni. Solo allora decise che la sua vita doveva essere diversa, si doveva interessare dell’umanità e chi poteva dare all’umanità qualcosa di diverso? Il Padre Nostro. Genitori, questi bambini sono il seme buono, frutto di un amore. Questi bambini oggi vi vogliono solo dire “Grazie” e vi consegnano quello che sono: “sono vita”».
A conclusione della cerimonia i bambini hanno preso il fiore che li rappresenta – precedentemente deposto nel terreno buono accanto alla Parola e all’Eucarestia di cui, nel frattempo, si sono nutriti – e lo hanno consegnato ai loro genitori.
Don Salvatore ha dunque spiegato: «E’ un fiore vivo quello che è tra di voi. Questo bambino, questa bambina a cui tu hai dato un nome è il seme che tu hai voluto piantare: ha bisogno della tua carezza, ha bisogno della tua tenerezza, ha bisogno che tu ogni giorno te ne prenda cura. Grazie della vita, grazie perché avete dato a questi figli la possibilità di essere nel mondo e siete stati continuatori della creazione di Dio. Dio ad ogni uomo e ad ogni donna li ha fatti partecipi della Creazione. E’ un fiore stupendo il sapere di avere questo figlio, questa figlia».
Il parroco, al termine della celebrazione, ha ringraziato tutti i collaboratori parrocchiali «per quello che fate» e i genitori «al vostro sentirvi appartenenti ad una Chiesa con le porte aperte». Particolarmente importante l’impegno dei catechisti, che hanno seguito con amore e pazienza questi bambini in un percorso della durata di tre anni e hanno organizzato e preparato gli stessi a questo importantissimo giorno; i membri della Schola Cantorum, che hanno con gioia insegnato i canti che i bambini hanno eseguito durante la celebrazione con il sostegno del coro; e tutti gli altri collaboratori parrocchiali che hanno contribuito alla buona riuscita della cerimonia.
Chiara Franchitti e Vincenzo D'Ottavio
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