Una spiritualità missionaria incoraggia a fare autocritica e un vero esame di coscienza, invece di addossare la colpa agli “altri” o alla “Chiesa”. Papa Francesco chiede a tutto il popolo di Dio una motivazione nuova e richiama l’attenzione alle ragioni per cui, nella Chiesa, abbiamo bisogno di un cambiamento di mentalità e di uno stile nuovo.
Quello che deve avvenire è niente di meno che una rivoluzione del cuore e dell’amore. Ognuno nella Chiesa deve chiedersi: come posso nel mio contesto, nella mia vita, nel mio ambito di servizio far divenire il Vangelo di Cristo una realtà sperimentabile? Se sentiamo la voce viva del Vangelo, possiamo dare anche noi al Vangelo una voce importante. Dovremmo imparare ad applicare a noi stessi alcune frasi che utilizziamo nella vita quotidiana o nel dibattito ecclesiale: «La Chiesa dev’essere una Chiesa umana» - «Come persona e come cristiano, io stesso devo diventare più umano!»; «La Chiesa dev’essere vicina a Dio e alle persone!» - «Come credente, devo essere vicina a Dio per poter essere vicino alle persone!»; «La Chiesa deve essere aperta al dialogo!» - «Devo esaminarmi e vedere quanto sono aperto al dialogo»; «Il potere nella Chiesa dev’essere il servizio!» - «Come vivo io il mio servizio e il potere concessomi dal Signore tramite la Chiesa?»; «La Chiesa dev’essere attraente e affascinante!» - «Cosa faccio io perché la Chiesa sia per le persone?»; «La Chiesa dev’essere autentica e credibile!» - «Io vivo la fede in modo autentico e credibile?»; «La Chiesa dev’essere misericordiosa e comprensiva » - «Io mi comporto in modo misericordioso, oppure sono autoritario e narcisista?»; «La Chiesa non deve mettere se stessa al centro!» - «Quante volte mi offendo e divento insopportabile se non sono al centro dell’attenzione?». Ogni «si deve» e «si dovrebbe» è rivolto a ciascuno di noi. Nella Chiesa non potrà esserci alcuna nuova uscita se non combatteremo seriamente i peccati del «si dovrebbe», come ci ricorda papa Francesco. «Ci intratteniamo vanitosi parlando a proposito di “quello che si dovrebbe fare” – il peccato del “si dovrebbe fare”- come maestri spirituali ed esperti di pastorale che danno istruzioni rimanendo all’esterno» (EG 96). Tutti ci auguriamo giustamente una Chiesa che sia autentica, umile, semplice e credibile. Questo desiderio si avvererà se ognuno di noi, ciascun credente, chiunque è impegnato attivamente nella Chiesa, vivrà il suo cristianesimo in modo autentico, umile, semplice e credibile, dandone testimonianza. Potremo realizzare questo desiderio solo se ognuno di noi chiederà sempre, nella preghiera, la forza dello Spirito Santo. Papa Francesco ci esorta così: «Usciamo, usciamo a offrire a tutti la vita di Gesù Cristo».
Ripeto qui per tutta la Chiesa ciò che molte volte ho detto ai sacerdoti e laici di Buenos Aires: preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze. Non voglio una Chiesa preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti. Se qualcosa deve santamente inquietarci e preoccupare la nostra coscienza è che tanti nostri fratelli vivono senza la forza, la luce e la consolazione dell’amicizia con Gesù Cristo, senza una comunità di fede che li accolga, senza un orizzonte di senso e di vita. Più della paura di sbagliare spero che ci muova la paura di rinchiuderci nelle strutture che ci danno una falsa protezione, nelle norme che ci trasformano in giudici implacabili, nelle abitudini in cui ci sentiamo tranquilli, mentre fuori c’è una moltitudine affamata e Gesù ci ripete senza sosta: “Voi stessi date loro da mangiare (Mc 6, 37)» (EG 49).
di Don Salvatore Rinaldi
articolo pubblicato su “Primo Piano” di Lunedì 15 Agosto 2016
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