Anche quest’anno, nella II domenica di Quaresima, la forania di Venafro ha vissuto la Statio Quaresimalis. La liturgia stazionale ha avuto inizio nella chiesa di San Francesco.
Da lì si è poi snodata la processione che, al canto delle Litanie dei Santi, ha percorso il breve tratto di strada che
conduce nella Concattedrale Maria Santissima Assunta in Cielo, dove si è svolta la Celebrazione Eucaristica presieduta da Monsignor Camillo Cibotti e concelebrata dal Rettore della Concattedrale,
don Salvarote Rinaldi e dagli altri presbiteri della forania. Nell’omelia, oltre a ripercorrere le letture proposte dalla liturgia, Sua Eccellenza ci ha fornito una chiave di lettura per questa
“Primavera dello Spirito”, come amava chiamare Paolo VI il tempo quaresimale: «È questo il senso della Quaresima. È questa l’opportunità che a noi tutti viene data, carissimi, di leggere questo
tempo non come un passaggio obbligatorio tradizionale, ma appunto come un’opportunità. È ora di riscoprire che la nostra meta, il nostro vero successo è adempiere quanto Dio ha
progettato per noi». E partendo dal Libro della Genesi, il Vescovo ha spiegato i passi biblici proclamati: «L’imperativo di Dio ad Abramo: “Vattene, vattene da questa terra, la tua terra” (cfr.
Gn 12,1) è un senso di proprietà che Dio vuole scalfire quasi a sradicare una realtà che non è fatta per
questo mondo, ma per un’altra dimensione. In questo imperativo c’è docilità, attenzione al riconoscimento di una paternità e di una divinità che è quella di Dio a cui fa seguito un atteggiamento:
“Allora Abram partì” (Gn 12,4). “Partire”, carissimi. E si parte con una meta ben precisa. Ed è una meta che non siamo noi a darci. È Dio che ce la fa scoprire». Ebbene la “Primavera
dello Spirito” è questo momento forte che ci viene offerto durante l’Anno Liturgico e che ci invita proprio a partire alla sequela Christi e a camminare verso la meta pasquale. Il coro
San Giovanni in Platea di Venafro, con l’ausilio dei cori di Ceppagna e Roccapipirozzi ha cantato: «Noi ti
seguiremo, Signore,
sulla tua Parola. Guida i nostri passi, Signore, con la tua Parola: noi verremo con te». Messaggio ripreso da Sua Eccellenza nella meditazione proposta: «Abramo partì perché sapeva che poteva fidarsi di Dio. Ecco allora che il nostro percorso è un percorso particolare, misterioso, per i
versanti anche drammatici che questo percorso può rappresentare per noi. Ma l’illuminazione, la trasfigurazione ci anticipa e ci proietta in una nuova dimensione. E come far capire questo agli
apostoli? Come farlo capire a noi, se non attraverso quella visione dove non è tanto l’immagine luminosa e straordinaria (Mosè ed Elia), ma è il sentire, il sentire quella Voce, quella Parola che
adesso stiamo ascoltando ed è la stessa che oggi ci dice: “Questi è il mio Figlio, ascoltatelo, fidatevi di Lui” (cfr. Mc 9,7)? Questo è il tempo del fidarsi, carissimi, è il tempo di non
lasciarsi andare a considerazioni spazio-temporali e neanche economiche. Abramo si fida di Dio. Il credente si fida di Dio. E animati da questa fiducia e da questa fede, accompagnati da Lui noi
non abbiamo nulla da temere. E con fiducia dobbiamo camminare. La meta: l’eternità. Il mezzo: la nostra santificazione. Per raggiungere la pienezza della nostra vita». Profonda e intensa la
riflessione di Monsignor Cibotti, ascoltata con attenzione dai molti presenti convenuti, come ogni anno in Concattedrale, in occasione della Statio Qaresimalis, tra presbiteri,
seminaristi, diaconi, accoliti, lettori, ministri straordinari della comunione, ministranti, movimenti, associazioni e popolo di Dio tutto. In un passaggio il Vescovo afferma: «Il “vocare” di Dio
da un imperativo deve produrre un atteggiamento di adesione e di partenza, dove non siamo soli. È un percorso particolare, potrei dire che è il percorso che Gesù ha voluto mostrarci salendo
sul calvario. Ma è un percorso che non ha il termine nella croce che adesso ci fa paura. Perché quanto deve confortare gli apostoli, noi come credenti, è la certezza che quella croce è la porta
attraverso cui dobbiamo passare per trasfigurare la nostra esistenza, perché essa non appartenga più a una dimensione temporale e geografica, ma appartenga a Dio. È questo quanto sollecita anche
Paolo nella Lettera a Timoteo: “Dio ci chiama e ci illumina” (cfr. 2 Tm 1,8-10), non ci dice come ad Abramo solamente “Vattene”, ma sollecita una risposta in cui lui è compagno di
viaggio». Nei giorni 11 e 12 marzo abbiamo anche avuto la presenza nella nostra Diocesi di quattro giovani studenti di filosofia del Seminario Maggiore di Chieti che, che sia nella
città di Venafro e sia nella città di Isernia, durante le Celebrazioni Eucaristiche hanno partecipato la loro scelta vocazionale al presbiterato alle comunità parrocchiali. E non solo,
a Venafro, nello specifico, il sabato pomeriggio sono stati accolti anche da movimenti e associazioni parrocchiali, come Oratorio, Pastorale Giovanile e Agesci. La domenica mattina,
invece, hanno condiviso con la porzione di popolo di Dio del territorio venafrano la Statio Quaresimalis. Le comunità parrocchiali coinvolte hanno accolto questa presenza di
questi giovani seminaristi come invito a «sperare contro ogni speranza» (Rm 4,18), in quanto il Pastore, Cristo, non abbandona mai nemmeno la centesima pecora.
Modestino Festa
referente e organista del coro “San Giovanni in Platea” - Venafro
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