«Da Nazareth può venire qualcosa di buono?», domanda Natanaele a Filippo, che gli parla di Gesù (Gv 1,46). E invece Gesù di Nazareth è davvero “qualcosa di molto buono”: un uomo affidabile, su cui si può contare, che ha le idee chiare e che si guarda con ammirazione.
Un uomo sicuro di sé, una persona diritta e coerente, fedele a se stesso e agli altri. «Chi è Gesù?» (cfr. Mc 8,27-29) ci domandiamo ancora oggi, dopo duemila anni. Ma la domanda non è nuova ed era sulla bocca di tanti già durante la sua vita pubblica. Gesù non è certo uno sconosciuto. Parlano di lui un gran numero di libri, opere teatrali, musicali e scritti di ogni genere. Il fascino di Gesù è un dato indiscutibile. Sin dall’inizio migliaia di donne e uomini hanno dato la loro vita per lui. Prima i suoi discepoli, poi tanti altri lungo i secoli. Anche oggi milioni di persone si mettono al suo seguito e vivono per lui. Gli ebrei in lui si aspettavano un Dio potente, un Dio che risolvesse tutti i problemi, un Dio che eliminasse i cattivi, che vincesse i nemici in modo visibile a tutti. Invece Gesù non si alleò coi potenti per dominare, non si buttò giù dal tempio per fare un miracolo e per far crescere le nostre sicurezze. E quando venne la prova non scappò. Gesù non ha scritto personalmente nulla. Tutto ciò che sappiamo su di lui ci viene dai testimoni che l’hanno accompagnato nella vita pubblica, dal battesimo di Giovanni in poi. Gli scritti di Gesù, i Vangeli, sono apparsi solo molto lentamente: venti, trenta o quarant’anni dopo la sua Pasqua. A quell’epoca il principale mezzo di comunicazione era la parola. Gli apostoli avevano inizialmente altre preoccupazioni, soprattutto quello dell’annuncio missionario e della fondazione di nuove comunità. Mano a mano anche le comunità si moltiplicano, si ponevano però nuovi problemi ai quali bisognava rispondere. Allora uomini autorevoli come Paolo, Pietro, Giacomo e altri, indirizzavano delle lettere alle varie comunità cristiane. Sono queste lettere gli scritti più antichi che possediamo e che ci parlano direttamente o indirettamente di lui. Il fatto che nella Bibbia siano messe sempre al fondo, dopo i Vangeli, può far pensare che siano state scritte dopo, ma per la maggior parte di esse è vero il contrario. Verso gli anni 70/80 i primi testimoni, quelli che avevano visto Gesù, stavano scomparendo, occorre quindi mettere per scritto quello che dicevano di lui per garantire la solidità degli insegnamenti ricevuti. Della sua fanciullezza si sa poco. Trascorre gli anni dell’infanzia a Nazareth, un piccolo villaggio della Galilea. La sua lingua è l’aramaico. Tre volte al giorno, come ogni ebreo, consacra la sua vita al Signore con una preghiera particolare, lo Shema. Una volta all’anno ogni ebreo va in pellegrinaggio a Gerusalemme. Maria e Giuseppe, quando Gesù ha dodici anni, decidono di portare anche lui. Nei suoi primi trent’anni Gesù ha sicuramente conosciuto il sapore della vita umana, concreta. È normale che Gesù si sia confrontato con gli altri. C’è chi sostiene che Gesù abbia avuto contatti con gli Esseni, un gruppo religioso elitario, che aveva la sua sede principale a Qumran, nelle cui grotte sono stati trovati nel secolo scorso numerosi manoscritti e papiri, resti di una delle biblioteche più importanti del tempo. Non abbiamo una descrizione fisica di Gesù. Il battesimo per Gesù è il momento della presa di coscienza della sua “vocazione profonda”, il passaggio radicale da un tipo di vita a un altro. Il Vangelo ci assicura che Gesù cerca un incontro intimo, speciale con chiunque gli si avvicina. Con il passare del tempo ogni episodio della vita di Gesù salta fuori, vivo e credibile. E i Vangeli racconteranno i mille incontri di Gesù che non si nega a nessuno. Il suo è un atteggiamento di apertura radicale verso ciascuno: è davvero come una porta che chiunque può aprire e trovare un amico. Nei suoi incontri – sia di massa che personali – Gesù si trova bene e tratta con la stessa familiarità e disinvoltura sia uomini che donne. Nel suo gruppo itinerante è accompagnato dagli apostoli, da un certo numero di discepoli, ma anche da alcune donne della Galilea. Sono ricordate: «Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demoni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre» (Lc 8,2-3). Anch’esse seguono Gesù e i suoi discepoli e, dice il Vangelo di Luca, che «li servivano con i loro beni» (Lc 8,3).
Scrivi commento