Ad ogni età ci relazioniamo con il futuro in maniera differente, con modalità che in gran parte dipendono da quali compiti evolutivi dobbiamo affrontare. Nella primissima infanzia il futuro è in qualche modo secondario; l’organismo del bambino vive e si sviluppa in una relazione simbiotica con l’ambiente materno e la sopravvivenza non dipende tanto dalla propria abilità nel muoversi nel mondo nel gestire le contingenze, quanto dalla capacità della madre di prendersi cura del figlio.
Solo al termine di questa breve fase iniziale comincia a emergere una rudimentale capacità di relazionarsi con il futuro. Questo accade in concomitanza con il raggiungimento di due tappe fondamentali: l’acquisizione della consapevolezza di sé e la prima separazione dalla madre, un passaggio che marca, tra le altre cose, il raggiungimento di un primissimo livello di autonomia. La capacità di immaginare il futuro e gli effetti che tale capacità ha sull’intero sistema psichico raggiungono il loro apice proprio quando la separazione tra individuo e nucleo familiare è al suo punto critico: in adolescenza. Il futuro, specialmente in questa fase dello sviluppo, è lo spazio psicologico nel quale vengono proiettate le tappe basilari della vita: la capacità di amare e la generatività, ma anche la realizzazione delle proprie aspirazioni e potenzialità. Il futuro è quindi il luogo in cui il Sé raggiungerà la sua realizzazione, in cui l’individuo incontrerà i mandati biologici e affettivi che lo hanno sospinto nella pianificazione delle sue azioni fin da quando il tempo è diventato parte del suo spazio di vita. È drammaticamente evidente che quando il legame con il tempo futuro si rompe, o risulta danneggiato, la persona soffra. La rottura del legame, che può avvenire a qualunque età, porta con sé un indebolimento della creatività, un allontanamento dalle spinte biologiche e affettive, e quindi in generale una riduzione della capacità di azione nel presente, il quale si dilata fino a occupare tutto lo spazio psichico possibile. Quando ciò accade ci si trova in una situazione di stallo evolutivo, di blocco in un eterno presente. Non più “adéguati all’altro”, bensì “realizza te stesso”. Questo nuovo imperativo può risultare, per l’adolescente, di difficile interpretazione. Esso implica innanzitutto una conoscenza delle proprie potenzialità e caratteristiche individuali, per ottenere la quale è necessario sperimentare e sperimentarsi in molteplici identità, esplorare il mondo anche attraverso pratiche talvolta rischiose. Ma non basta: una volta raggiunta una buona conoscenza di sé, è necessario trovare il modo di proiettare i propri desideri e le proprie aspirazioni sul piano della realtà e generare un progetto che permetta di realizzarsi. Non dovrebbe stupire che gli adolescenti, posti di fronte al compito di realizzare se stessi all’interno di un panorama che si annuncia tanto burrascoso, si ritirino in sempre maggior numero nel mondo virtuale, dove tempo e spazio tendono ad essere vissuti come circolari, più che lineari. Il virtuale, in altre parole, offre la possibilità di muoversi così liberamente nello spazio e nel tempo da rendere statica la loro percezione e dare quindi l’illusione di un tempo immobile, che non scorre. Non è un caso se gli adolescenti odierni tentano in ogni modo possibile di mostrare se stessi e le proprie qualità per come sono nel presente, attraverso l’utilizzo, talvolta esibizionistico e quasi sempre legato alla glorificazione di sé o di un’immagine ideale di sé, dei social network. La nuova fluidità del mondo del lavoro e dei modelli di vita costringe a creare un progetto di futuro altrettanto fluido e di conseguenza un’identità più multiforme e sfaccettata, dotata di aspetti che favoriscano, più di ogni altra cosa, l’adattamento. Genitori particolarmente direttivi che tendano a reagire all’incertezza del mondo costruendo con il figlio un rapporto basato sull’imposizione di regole e limiti anziché sull’ascolto empatico e la vicinanza affettiva, non promuovono necessariamente la sicurezza del figlio e lo sviluppo di quelle risorse necessarie ad affrontare le rapide trasformazioni della modernità e a rappresentarsi il futuro come spazio di realizzazione di sé. Per gli adolescenti odierni la strada del futuro passa inevitabilmente attraverso l’integrazione di vita reale e virtuale. Appare necessario impegnarsi in un lavoro educativo e preventivo che non abbia come obiettivo esclusivo quello di limitare l’accesso alla rete e di sottolineare gli innumerevoli rischi correlati all’utilizzo di Internet, soprattutto se si ipotizza che il futuro degli adolescenti richieda l’acquisizione e lo sviluppo di competenze che permettano di approcciarsi con sicurezza al mondo online e di sfruttare al meglio la creatività personale per trovare il proprio posto nel mondo. Internet potrebbe anche diventare il luogo di realizzazione di sé, del proprio talento, del proprio futuro personale e professionale. il futuro e la rappresentazione che ogni persona ha del tempo futuro sono elementi fondanti lo stato di benessere individuale e orientano in modo decisivo le diverse fasi del ciclo della vita e il percorso di crescita di ognuno di noi.
di don Salvatore Rinaldi
Articolo di lunedì 4 Giugno 2018
Rubrica "Fede e Società"
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