È capitato così agli apostoli, che hanno incontrato l’uomo Gesù e solo lentamente, con molta fatica, hanno compreso la sua personalità, arrivando per grazia ad accogliere con lo Spirito Santo il dono della sua stessa mentalità. Attraverso un cammino di maturazione e di trasformazione i primi discepoli si sono messi alla scuola di Gesù e hanno imparato a conoscerlo, non hanno preteso di essere maestri e scribi, ma si sono fatti discepoli del Regno, imparando così a valorizzare il tesoro che era loro offerto.
Imparare il Cristo è l’obbiettivo della vita cristiana per chi lo ascolta davvero e riceve con docilità il suo insegnamento. Tutta la nostra vita di discepoli, in ognuno dei suoi momenti e delle sue tappe, si riassume in questa azione fondamentale: accogliere docilmente il Maestro e lasciare che la forza del suo Spirito agisca in noi, portando a compimento l’opera della salvezza. Se uno “impara Cristo”, è una creazione nuova, può «rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità» (Ef 4,24). Conoscere Cristo significa imparare a vivere: è la scienza fondamentale e più importante, che però non si studia a scuola. “Saper vivere” e l’obietto a cui tendiamo. Conoscere il Cristo e seguirlo come maestro significa imparare a vivere, perché l’obiettivo è vivere bene. E Cristo, anche se può sembrare paradossale, ha saputo vivere, ha vissuto bene, ha vissuto una vita bella, totalmente realizzata, pienamente umana: è l’immagine perfetta dell’uomo. Non sono infatti le circostanze o gli avvenimenti della vita che hanno importanza, ma come si affrontano. Conviene fare attenzione a una mentalità un po’ troppo religioso-clericale che si prefigge come obiettivo di portare la gente in chiesa a pregare. Non confondiamo i mezzi con il fine. L’obiettivo è vivere bene, realizzare la persona. La chiesa è la comunità di persone “realizzate da Cristo” che collaborano con lui per la realizzazione delle altre persone. Saper vivere anzitutto comporta un aspetto negativo: «Deporre l’uomo vecchio con la condotta di prima, l’uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici» (Ef 4,22); e un aspetto positivo: «Rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità» (Ef 4,24). È necessario prima distruggere e poi costruire; deporre l’uomo vecchio e poi rivestirsi dell’uomo nuovo. L’immagine allude a un cambio di vestito che - alla latina – potremmo chiamare habitus, che è all’origine di abitudine: quindi si tratta di cambiare le abitudini, di cambiare il modo di fare, di sentire, di vedere, di parlare, di rapportarsi agli altri. ‘Abitudine’ in italiano può sembrare un termine un po’ banale e allora sottolineiamo di più il termine latino habitus che è proprio il modo di essere, quello costitutivo della persona. L’uomo vecchio è un habitus negativo, corrotto; a questo uomo vecchio appartengono tutti i nostri difetti, i nostri limiti, il nostro carattere, la nostra inclinazione al male. All’ambito nuovo, cioè all’uomo nuovo appartiene la novità creata da Dio: è questo il punto fondamentale. Non ti rinnovi perché tu ti sforzi semplicemente di fare qualche cosa di diverso, ma perché accogli la creazione di Dio. Dio ha creato in te qualcosa, l’uomo nuovo è creato da lui! Tu hai la possibilità di un habitus nuovo; non lo ottieni per un tuo sforzo, ma lo puoi accogliere come un dono che c’è già. Tu puoi, per grazia, essere una creatura nuova. Saper vivere è deporre l’uomo vecchio e rivestire l’uomo nuovo. Non tanto “dovete” farlo, ma è così, questa nuova realtà porta quasi spontaneamente a tale atteggiamento. Semmai sarebbe meglio adoperare il verbo “potere”: l’apostolo Paolo cioè intende dire che potete deporre i vostri difetti e potete rivestirvi delle qualità nuove che Dio ha creato e vi ha regalato; le avete a disposizione, avete l’armadio pieno di questi abiti nuovi. Metteteli dunque. Perché continuate ad andare in giro con i vostri vecchi abiti sporchi? Potete cambiarvi, vi è stato fornito tutto quello che vi serve per essere nuovi e belli. Lo stesso messaggio si ritrova in un passo parallelo della Lettera ai Colossesi: «Vi siete svestiti dell’uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova per una piena conoscenza, a immagine di colui che lo ha creato» (Col 3,9s).
di Don Salvatore Rinaldi
Articolo di lunedì 2 Luglio 2018
Rubrica "Fede e Società"
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