In questi ultimi cinquant’anni abbiamo assistito ad una vera e propria rivoluzione in campo sessuale. Prima di allora gran parte della cultura occidentale era fortemente impregnata dal dualismo di origine greca tra anima e corpo: il corpo era visto quasi come una gabbia per l’anima, che veniva ad esso imprigionata con i suoi bisogni.
Esisteva una doppia morale per l’uomo e per la donna, per cui all’uno era permesso tutto in campo sessuale, all’altra era richiesta una verginità (almeno fisica) fino al matrimonio. Inoltre tutto ciò che riguardava il sesso o la sessualità era tabù, perché veniva facilmente collegato con qualcosa di morboso e pericoloso. Il rapporto sessuale può essere ricercato per diversi motivi, anche tutti importanti (gratificazione di un bisogno, desiderio di un figlio…). Tuttavia è necessario che esso sia prima di tutto espressione d’amore, altrimenti l’altro potrebbe sentirsi strumentalizzato e verrebbe così meno anche la gratificazione e la gioia. Il vero rapporto sessuale consiste nell’incontro profondo di un io con un tu. L’atto corporeo-genitale non costituisce, in questa prospettiva, il vero incontro sessuale, ma la manifestazione, l’emergenza (a livello affettivo e corporeo) di un incontro che avviene molto più in profondità e che continua, quindi, con un tipo diverso di linguaggio, attraverso il quale due sposi dovrebbero riuscire a dirsi sempre meglio l’un l’altro: «Io mi dono totalmente a te e ti accolgo totalmente nella mia esistenza, per sempre». Non si tratta, infatti, di donarsi degli organi, ma tutto il proprio corpo, la propria persona. Ogni gesto del corpo contiene in sé un linguaggio, con cui si vuole esprimere qualcosa di più profondo. Così i gesti di un rapporto sessuale, che rappresentano la massima espressione di intimità fisica tra due persone, non possono non esprimere un linguaggio di donazione totale e per sempre. Se la relazione sessuale è un tipo particolare di linguaggio, come tutti i tipi di linguaggio, esso va sempre più appreso, affinato, approfondito. Perciò non si può pensare che si sarà subito in grado di esprimersi veramente l’amore attraverso l’intimità fisica; occorre, invece, un cammino che ha bisogno di tempo, pazienza, fiducia, capacità di ascolto. Il linguaggio di un popolo è in continuo dinamismo; alcune parole scompaiono, altre si trasformano, ne nascono delle nuove. Così è anche per il linguaggio sessuale. Anche esso, nell’attenzione continua all’altro che cambia, deve continuamente rinnovarsi, acquistando delle diverse sfumature a seconda delle diverse età della vita. È solo questo continuo rinnovarsi, sotto la spinta dell’amore, che evita monotonia e noia, anzi aiuta la coppia a scoprire sempre nuove manifestazioni affettive che la rinsaldano e la fanno crescere sempre più nella comunione. Allora il trascorrere degli anni non si accompagna a una perdita progressiva dell’intimità fisica con l’altro, ma piuttosto ad una crescita continua che può fare sperimentare un nuovo innamoramento, certamente diverso da quello dei primi anni di fidanzamento, ma non per questo meno intenso e coinvolgente. Si comprende, allora, come questo linguaggio d’amore, rappresentato dalla vita sessuale, non vada mai dato per scontato, ma continuamente rinnovato, nella tensione a farlo diventare sempre di più dono di sé. Perché questa è la dinamica dell’amore: se non va avanti, se non cresce, va indietro, si riduce sempre di più. Così anche la dinamica sessuale: se la sessualità non diventa un’occasione per crescere sempre di più nell’amore, essa finisce col perdere il suo significato e la sua novità, cadendo nella noia e nella banalità. Per i fidanzati non è obbligatorio raccogliere in toto quello che dell’altro fa soffrire; il fidanzamento anzi è proprio il periodo della verifica della validità di una relazione. In genere se i due condividono i valori fondamentali dell’esistenza e del matrimonio (amore come dono di sé, necessità del perdono, apertura agli altri, solidarietà, fedeltà, accoglienza della vita, valorizzazione delle diversità, ecc.), pur presentando diversità caratteriali, possono lo stesso intraprendere un percorso come coppia, facendo comunque attenzione all’insorgere di difficoltà significative; se le diversità, invece, riguardano scelte e valori fondamentali della vita, i rischi per una relazione stabile e duratura sono molto alti. Se la diversità dell’altro viene veramente accolta dentro di sé, e non solamente sopportata (purtroppo lui è diverso da me!), essa aiuta a scorgere la realtà nella sua globalità, in tutta la sua ricchezza. La consapevolezza delle reciproche diversità può meglio aiutare a saper aspettare i tempi dell’altro o a saper rinunciare per amore alla gratificazione dei propri bisogni. L’uomo è attratto facilmente dal rapporto sessuale in se stesso e non sempre è attento alle esigenze della moglie, alla qualità della relazione con lei; mentre la donna, a causa dell’importanza che assume in lei il sentimento e a causa del particolare tipo di eccitazione sessuale (che non è mai immediata e ha bisogno di tempi più lunghi), è portata a rinunciare facilmente al rapporto sessuale, specialmente in particolari periodi della vita, come, per esempio, quando ci sono bambini piccoli o quando si viene a trovare nel periodo della menopausa.
di don Salvatore Rinaldi
Rubrica Fede e Società
Articolo di lunedì 6 Luglio 2018
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