Noi non facciamo parte della folla. La folla è senza nome. Alla folla non interessa il personaggio in sé. Alla folla interessa far parte di un gruppo per approvare o disapprovare l’uomo del momento. Incontreremo sempre nella nostra vita la folla, ma alla folla non piace rivelarsi. Noi invece abbiamo iniziato questa XXXIII Via Crucis Vivente con il termine “accoglienza”. Accogliere non significa far parte della folla, ma è un rapporto, un io davanti a un tu.
Noi siamo usciti dalla folla, ognuno di noi ha un nome e un cognome e da 38 anni – da quando cioè esiste lo scoutismo a Venafro – vogliamo dare un volto diverso alla realtà in cui ci troviamo. Infatti la nostra Via Crucis Vivente – che ogni anno dopo una lettura attenta della storia contemporanea, tocca un tema specifico – quest’anno ha come titolo I muri ribaltati diventano ponti. Non a caso abbiamo scelto di rappresentare questo tema, ma non singolarmente, bensì come persone che sanno che l’Uomo protagonista della storia proposta è in mezzo a noi, è il Risorto, già ha vinto ciò che noi stiamo solo ripercorrendo. Altrimenti la nostra testimonianza sarebbe vana. Il messaggio che invece, mettendoci la faccia, vogliamo condividere con tutti coloro che – sempre più numerosi – ripercorrono con noi ogni anno la via della croce è il seguente: non preoccuparti, uomo, a te sembra che tutto stia andando verso la morte, ma guarda, c’è un sepolcro che sarà aperto da quello stesso uomo – che è Dio – il quale tu credi che non ci sia. Quel Dio c’è! Quel Dio ha preso tutto il negativo che noi uomini operiamo continuamente nella storia, si è fatto contemporaneo all’uomo di ogni tempo e dice che c’è veramente possibilità di vita. Ecco allora che in questa manifestazione in cui ci esponiamo pubblicamente, ciascuno di noi ci mette la propria faccia, il proprio nome e cognome, perché noi siamo stati chiamati a essere testimoni. E solo nella misura in cui chi ogni anno ci viene dietro e ci guarda, constata che oltre che testimoni della storia dell’Uomo di Nazareth, ne siamo anche maestri di vita, ciò che facciamo ha senso. Dio c’è e noi vogliamo essere testimoni della sua presenza. Non possiamo continuare a chiederci di fronte agli attentati del nostro mondo contemporaneo “Dio, dov’eri?”. Noi stiamo testimoniando che Dio c’è, c’è una verità storica, questo Dio si è fatto storia e sta operando da duemila anni. Ecco perché noi gli stiamo dietro. Noi non ci facciamo una statua dell’Uomo di Nazareth e ci andiamo dietro. Noi crediamo che esiste l’Uomo vivente che invita coloro che hanno desiderio di esserne il prolungamento. Non esiste un Dio assente. Esiste un Dio presente in chi accetta di farlo vivere dentro di sé e accetta che l’energia che lui ci ha donato – che è la potenza di Dio – può far sì che qualsiasi pietra cada. Quel sepolcro che noi facciamo cadere sia speranza per tutti perché noi ci crediamo. Non deve venire lui, perché lui già è presente e ci ha dato – nella nostra libertà – la possibilità di far agire l’energia sua, cioè la potenza dello Spirito. Noi scout di Venafro da 33 anni non leggiamo un copione, ma ci impegniamo a essere dei testimoni della contemporaneità della nuova umanità di cui noi cerchiamo di essere il prolungamento. Sarebbe molto più semplice stare nella folla perché non si ha nulla né da perdere né da guadagnare. È la massa! La massa che oggi “se ne lava le mani”, la massa che oggi dice “a me piace” o “a me non piace”. L’uomo non è solo questo! L’uomo ha dentro di sé un desiderio, quello di vivere per sempre. Per questo non ci fermiamo davanti a nessuna proposta di morte, come Maria di Magdala che – quando di buon mattino andò al sepolcro e lo trovò vuoto – fu messa a dura prova. Lei aveva accettato un uomo e quindi voleva andare a dare tutto ciò che occorreva a un uomo. Ma l’Uomo di Nazareth le fece iniziare una nuova avventura. «Io sono il Vivente. Va’ a dire ai miei fratelli che io andrò e li incontrerò di nuovo a Gerusalemme. Di’ loro che mi vedranno. Non solo mi vedranno, ma darò loro l’energia necessaria per cominciare a essere uomini nuovi».
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