La parola “emozione” viene dal verbo latino “exmovere” o “emovere”, che significa “trasportare fuori” o “smuovere”. Indica un modo che viene dall’anima in risposta a stimoli esterni o interni a noi. Ogni emozione produce diversi tipi di reazione e di cambiamenti in noi, su vari livelli: cambiamenti fisiologici (accelerazione del battito cardiaco o del respiro, stomaco chiuso, sudorazione…); cambiamenti nel modo di pensare e nell’atteggiamento mentale (componente cognitiva dell’emozione); spinta all’azione (componente comportamentale). L’etimologia aiuta a comprendere meglio cosa si intenda per dominio delle proprie emozioni, che non corrisponde né alla repressione né all’annullamento emotivo. Dominio deriva da “dominus” (padrone, signore).
Avere dominio su se stessi è, allora, qualcosa di diverso: significa saper ascoltare e rispettare quello che noi siamo, nell’interiorità, in modo che ciò si possa esprimere in maniera armonica e consapevole. E, infatti, nessuno può essere signore di se stesso se non si conosce a fondo. Quando non sai decidere tra due alternative, tra due possibili scelte per la tua vita, smetti di rimuginarci sopra e di pensare al problema per un giorno intero, dedicandoti invece ad attività che ti piacciono. Le emozioni vengono dal profondo, sono energie antiche, primordiali; riconoscerle e conoscerle è un atto fondamentale per la nostra evoluzione e per il nostro percorso. Se le reprimiamo, se cerchiamo di controllarle o di rimuoverle, finiscono per trasformarsi in disturbi, in somatizzazioni. Quando le emozioni arrivano in modo violento, la cosa più importante è creare dentro di sé uno stato di accoglienza. Spesso i disagi psicosomatici diventano la soluzione se si ha il coraggio di trattarli come compagni di viaggio, come “amici dell’anima” che ci vogliono aiutare a tornare al centro di noi stessi, ad attivare capacità, talenti, modi di essere che abbiamo sepolto dentro di noi. Tutte le emozioni che non ci piacciono, dal gelo interiore, alla gelosia, alla paura, all’aggressività hanno diritto di essere accolte e di diventare compagne di viaggio della nostra vita. Solo così se ne possono andare e non tormentarci più. Diceva Jung, quando le trattiamo come parte di noi, quando le riconosciamo come presenze interiori, smettono di farci male e ci fanno guarire. Sappiamo altrettanto bene che le emozioni sono indispensabili: senza di loro non avremmo umanità, saremmo degli automi. Quante volte anche la rabbia, la paura, il disgusto ci hanno protetto da persone e situazioni pericolose o che non facevano per noi? Le emozioni rappresentano, infatti, una sorgente di informazioni indispensabili per comprendere la nostra natura, per non perdere di vista cosa vogliamo, e per intuire cosa sta succedendo alle persone intorno a noi. Provengono dalla sfera più profonda della nostra interiorità non a caso si definiscono “viscerali”. La combinazione unica e individuale di emozioni che sentiamo ed esprimiamo caratterizza la personalità di ciascuno. Le emozioni, anche quando ci mettono in imbarazzo e in difficoltà, sono energie potenzialmente costruttive, a patto però che vengano vissute consapevolmente. Altrimenti, rimangono inespresse, serrate nel nostro cuore e possono arrivare a farci ammalare. Per comprendere come si possono vivere le emozioni nel modo più naturale, guardiamo i bambini che sono capaci di piangere e poi di ridere subito dopo. Ecco cosa vuol dire viverla secondo natura: saperle riconoscere nel momento in cui arrivano e non soffocarle, contrastarle o cercare di correggerle. Non si tratta nemmeno di scegliere se domarle, subirle o esserne in balia. Sono forze alleate da cui c’è sempre qualcosa da imparare. Sono cartelli stradali che ci indicano la direzione da prendere e ci avvisano quale deviazioni non imboccare… Bisogna seguirle con fiducia per poter accedere a tutte le risorse e le energie della nostra sorgente interiore. Fidarsi di ciò che sentiamo è molto importante per il nostro equilibrio e la nostra autostima. Solo così possiamo esprimere la nostra personalità. Non rimane che imparare come riconoscerle e accoglierle nel modo giusto, per entrare in contatto con loro, senza bloccarle né lasciarsi travolgere.
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