Nel libro di Città Nuova I giovani non sono una minaccia, anche se fanno di tutto per sembrarlo (2020), lo psicoterapeuta Alberto Rossetti scriveva: «I giovani fanno paura perché non stanno al loro posto. Solo grazie a questo loro movimento, però, una società può progredire ed evolversi».
Se per tutto il corso della vita l’essere umano continua a cambiare, l’adolescenza è la fase che in assoluto è più segnata dai cambiamenti. Quelli più evidenti riguardano il corpo e le sue sembianze esterne, ma i più rilevanti avvengono all’interno della scatola cranica, in quello straordinario organo chiamato cervello.
Con l’ingresso nell’adolescenza si sviluppano, infatti, e si modificano molti dei circuiti cerebrali che regolano alcune fondamentali funzioni a livello cognitivo, emotivo e comportamentale. Si tratta di cambiamenti che possono avvenire a volte in modo repentino, o al contrario gradualmente. In ogni caso, essi richiedono alla famiglia e agli educatori un importante adattamento nelle strategie e nelle scelte educative. La mente adolescente si caratterizza per alcuni aspetti peculiari che la distinguono da quella del bambino e dell’adulto. Uno di questi è la ricerca di novità, una spinta interna verso nuove esperienze e gratificazioni. In questo periodo di vita, infatti, si ha un aumento considerevole nell’attività dei circuiti cerebrali che utilizzano la dopamina, un neurotrasmettitore che sta alla base della ricerca di gratificazione. Che effetti produce questo nel concreto? L’adolescente, sentendosi attratto da tutto ciò che è nuovo e andando in cerca di emozioni forti che possano gratificarlo, mette alla prova i propri limiti, a volte anche rischiando con comportamenti potenzialmente pericolosi per se stesso o per gli altri. Eppure questa spinta non andrebbe vista soltanto con timore, essa contiene in sé il potenziale per una vita piena di entusiasmo, che non si assesta sulle vecchie abitudini, ma esplora nuovi percorsi e allarga il repertorio di esperienze. È un desiderio di scoperta che si rivolge sia verso la realtà esterna, che verso il proprio mondo interiore. Aumenta la curiosità nei confronti del proprio corpo e del suo nuovo modo di “sentire” e di rispondere agli stimoli. L’adolescente cerca di sperimentare se stesso da più punti di vista, giocando ad esempio ad assumere diverse identità, attraverso un processo lungo e complesso, che può generare confusione e instabilità emotiva. In alcuni casi occorrerà del tempo per riuscire ad orientarsi nel proprio mondo interiore, per comprendere in che direzione muoversi e quali obiettivi perseguire. La paura, la rabbia, la felicità sembrano tutte avere colori più vividi nell’esperienza dei ragazzi e delle ragazze. La loro manifestazione può apparire a volte “esagerata”, o persino immotivata agli occhi dell’adulto. È come se l’adolescente avesse un amplificatore interno in grado di far risuonare le emozioni al massimo volume. Questo fenomeno si può facilmente comprendere alla luce dello sviluppo cerebrale: le aree del cervello che sono responsabili della risposta emotiva negli adolescenti sono più attive rispetto a quella dei bambini e degli adulti. Questa maggiore reattività emozionale fa sì che gli adolescenti siano più spesso irritabili, tristi e di cattivo umore. Al tempo stesso, però, li rende più capaci di entusiasmi e di trovare vitalità e gioia anche nelle piccole cose. Per questo è importante che genitori ed educatori non si limitino a giudicare negativamente questa “eccessiva” emotività degli adolescenti, ma li aiutino piuttosto a trovare un rapporto equilibrato con le proprie emozioni.
Saper gestire in modo costruttivo l’emotività è proprio uno degli aspetti fondamentali dell’intelligenza emotiva, capacità fondamentale sia per il benessere individuale che per la costruzione di relazioni soddisfacenti.
L’adolescente è naturalmente portato a cercare la vicinanza dei coetanei e in particolare del gruppo. Questo gli permette di allenare le proprie abilità sociali, di confrontarsi con gli altri, talvolta anche in maniera conflittuale, di mediare e di cooperare. Se da un lato questa ricerca di autonomia permette al ragazzo di costruire una rete sociale che lo protegga e lo sostenga, dall’altro lato può portarlo a rifiutare totalmente il dialogo con il mondo adulto. Questo taglio, se troppo netto e improvviso, comporta una maggiore probabilità che vengano messe in atto delle condotte rischiose. Per questa e per altre ragioni è importante che genitori ed educatori, pur di fronte all’atteggiamento oppositivo di alcuni adolescenti, si sforzino di mantenere almeno un canale comunicativo aperto, mostrando curiosità per il loro mondo, per le loro emozioni, passioni ed interessi. Più che mai in questa fase, essi hanno bisogno di una presenza attenta e amorevole, di un ascolto comprensivo ed accogliente, ma anche di un limite che li aiuti a dirigere la propria vitalità e il proprio desiderio di rischiare, verso qualcosa di costruttivo e importante.
In questa fase l’adulto dovrebbe dunque continuare a svolgere la propria funzione di “base sicura”, che protegge e accoglie, ma al tempo stesso incoraggiare gli adolescenti ad aprirsi verso il mondo dei pari con coraggio e autenticità.
Gli adolescenti sono un’immensa opportunità di arricchimento per chi li accompagna nel loro percorso di crescita. Il loro desiderio di esplorare e di comprendere il mondo e le relazioni può, infatti, spronare noi adulti ad abbandonare la rigidità dei nostri punti di vista, ritrovando flessibilità, entusiasmo e curiosità. Quando ci accostiamo a un adolescente, è importante non affidarci a schemi precostituiti, ma ascoltarlo con attenzione piena, fino in fondo, riconoscere la sua unicità, essere come uno sfondo che lascia emergere la sua bellezza e si lascia sorprendere dalla sua straordinaria vitalità.
Scrivi commento