Affermare che il regno è vicino significa contrarre al limite di zero l'attesa di un evento futuro e aprire nel presente il suo effetto di speranza, di gioia, di libertà e guarigione: il cuore dell'annuncio che qui si evidenzia è l'azione di Dio che opera adesso per offrire a Israele il compimento della promessa di libertà, di presenza continuativa, di giustizia e di pace che aveva accompagnato tutto il cammino del popolo distinto.
Il Dio di cui Gesù fa esperienza, e fa sperimentare a coloro che incontra, è "colui-che-agisce-adesso", che regna ora, che estende nella realtà presente il beneficio del suo amore.
«Il regno di Dio è vicino». Ne emerge un’esperienza di prossimità capace di cambiare la vita di chiunque accolga l'annuncio, ma anche una situazione altamente problematica: Gesù annuncia l'azione presente del Dio d'Israele che salva e che guarisce, che perdona e che cerca gli esseri umani, ma come può far sì che chi lo ascolta faccia realmente questa esperienza? In altre parole: su cosa può fondare l'autorità con cui annuncia Dio presente e agente qui e ora?
Gesù di Nazareth è necessariamente coinvolto in prima persona nel suo discorso sul Dio che regna.
Pure essendo considerato dal punto di vista storico uno dei molti maestri che raccoglievano discepoli in quel tempo, Gesù si distingue proprio in questo suo porsi non tanto come commentatore e interprete della Torah, ma come sua attuazione. Di qui anche l'esporsi all'accusa di millantare un'autorità impossibile: non si può pretendere di disporre dell'azione di Dio se non essendo da lui investiti direttamente di tale potere.
Il primo tratto del volto di Dio che emerge nell'annuncio di Gesù di Nazareth è la prossimità di colui che agisce nel presente superando la distanza e stabilendo ora il contatto che dona la vita nuova e compie le promesse.
La cura per i più deboli, la volontà di vita e di emancipazione per le creature e la magnanimità sono caratteri che per Gesù descrivono l'agire di Dio, che va assecondato e seguito al presente, anche a dispetto dello scandalo che può suscitare in coloro che credono di conoscere Dio e il suo volere meglio di lui.
Il Dio di Gesù è il Signore d'Israele: nelle parole e nella presenza fisica del Rabbi di Nazareth egli si fa vicino e attuante le promesse nel presente. Annunciando che il Signore è vicino, Gesù si fa carico della responsabilità di un'esperienza della prossimità di Dio per chi lo ascolta, quasi che non basti dire parole per descrivere Dio e le sue opere, ma sia necessario offrirgli un luogo da cui agire, farsi trasparenza fedele perché la forza di Dio possa passare e toccare gli altri.
Gesù afferma: «Chi ha visto me, ha visto il Padre» (Gv 14,9).
Il Dio di Gesù è colui che è in azione qui e ora. Gesù non solo parla per Dio come ogni profeta, non solo insegna Torah come ogni maestro, ma fa essere qui e ora la Presenza. In questo senso si possono leggere le guarigioni, la remissione di peccato, i risuscitamenti e i segni di cui riferiscono i Vangeli.
«Chi ha visto me, ha visto il Padre» (Gv 14,9).
Il Dio di Gesù è, dunque, coinvolto nella storia in modo intenso al punto di abitare l'intima esperienza degli esseri umani.
Annunciata la prossimità del Dio d'Israele, Gesù indicava, infatti, nella fede la via da percorrere perché si apra lo spazio per l'esperienza di compimento della promessa: il completo affidamento alla parola ricevuta appare, tuttavia, anche l'atto fondamentale che lui stesso compie verso Dio, individuando, dopo la prossimità, secondo tratto fondamentale del volto del Padre nell'affidabilità. Il Dio di Gesù è l' "affidabile" la cui Paola si compie, la cui volontà di bene non muta: i segni e le guarigioni operate da Gesù sono Parola in atto, il compiersi della promessa di Dio alla quale la fede, talvolta proprio quella di Gesù nel Padre, offre luogo per prendere corpo.
Gesù non offre teorie su Dio, ma guidato dalla sua fede nel Signore diventa luogo in cui risplendono le forze di vita nuova che vengono da Dio. Il messaggio di Gesù di Nazareth non consente all'ascoltatore di restare fuori dal campo di forze a osservare, egli viene invece coinvolto in una relazione in cui il volto di Dio si svela e si vela attraverso la prossimità e la fiducia.
Art. don Salvatore Rinaldi
Lunedì 26 Febbraio 2024
Rubrica "Fede e Società"
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