Da sempre il rapporto tra generazioni ha dato vita a conflitti che hanno spinto i più giovani a mettere in discussione i principi e i valori dei padri, nel desiderio di essere più liberi e mettere le basi per una società meno gerarchica. Nel ’68 del secolo scorso si inneggiò alla “morte del padre” visto come padrone, che tarpava le ali alla piena realizzazione delle aspirazioni dei figli.
La crisi della famiglia tradizionale e i cambiamenti nell’organizzazione del lavoro hanno poi decostruito ancora di più la società: dalla famiglia patriarcale si è passati a quella nucleare, sempre più isolata dalle famiglie di origine, a volte residente in città diverse, con la frammentazione dei legami che, se prima erano coercitivi, ora sono assenti.
La giusta ricerca dell’autodeterminazione è diventata individualismo, mettendo il soggetto e le sue aspirazioni al centro del mondo.
Anche l’esperienza della genitorialità, rimandata ormai a oltre i 35 anni, giunge in coppia con un’organizzazione di vita complessa, in cui i tempi familiari sono contingentati… Un equilibrio per mettere in crisi tutta l’organizzazione e la tenuta stessa del legame…
In questo orizzonte, i figli sono inseriti in ambienti umani ed affettivi molto fragili, i genitori sono totalmente concentrati sul lavoro che, quando c’è, richiede un impegno totalitario per il suo mantenimento. La pedagogia richiama i genitori alla necessità di trascorrere un tempo di qualità con i propri figli che hanno bisogno di essere “pensati”, di trovare spazio nelle loro menti e nei loro cuori per riconoscere in sé quelle energie affettivo-relazionali che li aiuteranno a crescere in modo armonico, sentendosi amati.
La questione della scoperta della propria identità affettivo-sessuale si situa qui. In questa “liquidità” relazionale, familiare e sociale è difficile costruire legami significativi e significanti in cui guardare all’altro come un modello in cui rispecchiarsi e da cui differenziarsi.
Rimangono i rapporti tra pari con i quali si condivide il disorientamento e attraverso i quali si fanno le prime esperienze affettivo-sessuali, ciascuna delle quali può riguardare, in modo indifferente, persone del sesso opposto o dello stesso sesso e che esaurisce la sua carica relazionale nel qui ed ora, senza prospettive future di sviluppo.
L’epoca in cui viviamo è poco generativa. Il declino demografico ne è una espressione, ma non l’unica. L’accelerazione che sperimentiamo ci fa vivere come se non ci fosse mai tempo e la spinta a “cogliere l’attimo” induce tutti ad essere schiacciati sul presente, senza radici ed incapaci di progettare un futuro.
I profondi cambiamenti in atto stanno avendo un forte impatto sulla crescita delle nuove generazioni, e rendono urgente dare risposte alla crisi antropologica cui assistiamo, non di rado impreparati.
I ragazzi hanno bisogno di essere “pensati”, per crescere in modo armonico, sentendosi amati. Invece, vivono spesso in ambienti umani ed affettivi fragili, con genitori assenti.
I nostri figli sono unici: ogni persona ha le sue caratteristiche e il suo modo di affrontare le difficoltà.
Art. don Salvatore Rinaldi
Lunedì 4 Marzo 2024
Rubrica "Fede e Società"
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