Molti genitori incontrano difficoltà quando devono separarsi dal figlio all'inizio della scuola dell'infanzia. L'angoscia di separazione riguarda la quasi totalità degli esseri umani: tutti, chi più chi meno, ne sappiamo qualcosa. È abbastanza ragionevole ipotizzare che questa angoscia così fondamentale abbia molto a che fare con il modo in cui veniamo al mondo: da lattanti, abbiamo paura di essere abbandonati dalla persona che si prende cura di noi, che spesso è la madre. Non si tratta di speculazioni teoriche fondate solo su parole: basta aver osservato le reazioni di un bambino molto piccolo quando perde un po' di vista la sua mamma, magari al parco, per esserne sicuri.
La nostra esperienza di come questa paura, che non è anche dei genitori, viene affrontata da nostra madre determinerà almeno in parte il modo in cui noi stessi, quando saremo grandi, gestiremo l'angoscia della separazione.
Molti, se non quasi tutti i bambini mostrano una certa diffidenza quando sono messi di fronte all' esperienza per loro del tutto nuova della scuola dell'infanzia, e manifestano all'inizio qualche difficoltà nel separarsi dalla persona che li accompagna, di solito la madre.
Come viene superata questa difficoltà iniziale? Molto dipende dai segnali che il bambino riceve dalla madre stessa: se le sue parole (e soprattutto il suo linguaggio non verbale) gli comunicano che la nuova situazione in cui si trova è sicura e piacevole, probabilmente si sentirà a suo agio, l'accetterà in fretta e potrà addirittura trovare l'esperienza desiderabile. Se invece la sua iniziale difficoltà a lasciare la madre suscita (in lei) delle reazioni che gli fanno capire come anche lei sia riluttante e preoccupata, allora naturalmente dovremo aspettarci che la sua iniziale difficoltà diventi davvero un problema: non mancherà di farlo notare, magari mettendosi a piangere. Le relazioni hanno la forma di una spirale ma a volte formano dei circoli viziosi. Il pianto del bambino conferma le paure della madre, magari appesantendole ulteriormente: lei comincerà a pensare che forse è prematuro per suo figlio frequentare la scuola dell'infanzia, che l'esperienza potrebbe sconvolgerlo e traumatizzarlo. Magari il giorno dopo, quando il piccolo dirà che alla scuola dell'infanzia non ci vuole andare, tenderà a tenerlo con sé, dando così inizio a un'abitudine che poi non sarà semplice modificare.
Chiunque abbia partecipato all'inserimento nella scuola dell'infanzia dei figli saprà che è un'esperienza molto utile per imparare il mestiere dei genitori, e quasi certamente avrà assistito a qualche variante di questo scenario.
L'angoscia da separazione, come molte altre paure, è contagiosa: quando emerge non è sempre facile arginarla. Occorre che i genitori ricordino la loro stessa evoluzione: pensavano che andare a scuola fosse una tragedia, poi le cose sono andate decisamente meglio! Non è una conquista di poco conto: per diventare genitori abbastanza bravi, dobbiamo comprendere che un genitore può influire sul modo in cui l'evento è vissuto dal figlio, sul significato che assume per lui. Possiamo cercare di non farci prendere dal panico se nostro figlio cade dalla bicicletta e si sbuccia un ginocchio. Se non ci riusciamo forse è il caso di rivolgersi ad uno specialista, sapendo però che il compito dello psicologo è quello di aiutare i genitori a prendere decisioni autonome, che siano giuste per i loro figli ma anche per loro, non decidere al posto loro. Perché non ci sono regole fisse, valide per tutti: allevare figli è un'impresa creativa, un'arte più che una scienza.
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